L'uomo esterno - Recensione e commento

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  1. Speedjoy
     
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    Non so se questo può essere il thread giusto per lasciare un commento sul libro di Altieri, visto il titolo immagino di sì ma se esiste un luogo più appropriato conto sull'aiuto dei moderatori per spostarla nel posto più appropriato.
    L'inizio del commento fa riferimento ad una recensione de L'UOMO ESTERNO che Giuseppe Genna ha lasciato su carmillaonline.

    L'uomo esterno - breve commento

    Prima di scrivere qualche riga sul bellissimo romanzo di Altieri mi sono riletto il giudizio del nostro Giugenna sul romanzo in questione.

    Per quanto ammiri e apprezzi i lavori di Genna, dopo le sue sperticate lodi al libro della Barbato non prendo come oro colato le sue recensioni, ma, nel caso specifico, non posso che trovarmi (quasi del tutto) d'accordo con lui.
    Non concordo sulla sua affermazione che Altieri abbia scritto "malissimo" il libro, opinione da semplice lettore e non da scrittore come è lui, però il mio concetto di scrivere bene o male si confronta di più con l'efficacia di una prosa che a un soddisfacente componimento da Accademia della Crusca, e L'UOMO ESTERNO è scritto in modo terribilmente efficace.

    Io trovo incredibile che un autore come lui si sia guadagnato solo una nicchia del nostro mercato editoriale, per quanto specifico sia il genere in cui si inserisce, è un indiscutibile numero 1.
    Action thriller puro, con forti tinte noir, L'UOMO ESTERNO è un romanzo che scoperchia e denuncia (per l'ennesima volta, ma non una volta come tante) il mondo della magistratura e della mafia, questa Italiota (termine usato dallo stesso Altieri per bocca di uno dei protagonisti) alla deriva tra concussioni, giochi di potere e corruzione, ma non solo.

    E' anche un romanzo che ha come protagonista l'onore (o una particolare visione di esso), e un senso del dovere che deve passare attraverso la redenzione per poter seppellire definitivamente i fantasmi dei morti e porre fine "all'eresia".
    Un libro dalla trama durissima e impeccabile, pieno di adrenalina e di scene d'azione tirate ai massimi livelli, che trasforma in campi di battaglia le strade di Milano, una forma di esasperazione del sangue e della distruzione che è più una metafora del conflitto e della degenerazione dell'animo umano che un'esaltazione della violenza (per quanto palese ed evidente sia il suo scorrere nelle pagine).

    L'UOMO ESTERNO è David Karl Sloane, ex sergente dei Para-Rescue Jumpers, il corpo più selettivo ed addestrato dell'esercito degli Stati Uniti.
    E' diventato un killer professionista, un "meccanico", l'arma di eliminazione più micidiale del boss dei boss della mafia statunitense.
    A lui viene commissionato un lavoro: eliminare Carmine Aprà, mafioso, catturato dalla polizia italiana e disposto a collaborare (?) per svelare tutti i buchi neri del "sistema" e portare alla luce le connessioni esistenti tra la mafia americana e quella italiana.
    Quando arriva in Italia il gioco comincia, e le carte cominciano a svelarsi una ad una.

    Tra intrallazzi, doppi giochi, sparatorie all'ultimo sangue, David Sloane e Andrea Calarno (capo della Omicidi di Milano) si ritroveranno ad affrontare una macchinazione più grande di loro, un complotto che trasformerà la nemesi killer-poliziotto in una strana coppia di giustizieri che, per motivi diversi, trovano nella ricerca della verità e in un senso di giustizia personale quanto elevato ed estremo gli unici valori sui quali vale la pena contare per sopravvivere in un mondo marcio e con poche vie d'uscita.

    Chi cerca l'approfondimento emotivo dei personaggi può rimanere un po' deluso, ma non rimarrà deluso dalla loro caratterizzazione.
    Non hanno presente, non hanno passato, e, talvolta, non hanno nemmeno un futuro, ma basta un loro sguardo, una loro parola, una somma di piccoli particolari per rendersi conto che non hanno bisogno di niente altro per comprenderli, capirli e poterli apprezzare.
    Altieri parla di armi come uno chef rinomato può descrivere la ricetta dei suoi spaghetti al pomodoro, passione e competenze che non vengono lesinate nelle sue pagine, e di cui può vantarsi senza presunzione. Gli anni trascorsi a Los Angeles e la potenza figurativa delle sue immagini, la cinematografica rappresentazione delle scene sono un esempio lampante di come si possano adattare concezioni letterarie americane con la realtà italiana, e dare un ampio respiro ad un thriller ambientato nel nostro paese senza per questo pagare dazio nei confronti di stereotipi preconfezionati.

    Il libro è duro, soprattutto se si cerca di andare oltre alle semplici parole, ma è anche capace di impercettibili momenti di tenerezza, con un finale che lascia spazio ad una dolce malinconia, su una spiaggia che si specchia nell'oceano, ad ascoltare il vento, in un silenzio pieno di ricordi.
     
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29 replies since 26/6/2006, 08:40   1376 views
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